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San Giovanni a Piro nel Risorgimento



 

Pubblichiamo con piacere un interessante contributo di Franco Cariello su San Giovanni a Piro nell'epoca risorgimentale. Cariello, studioso locale, ha realizzato diversi studi e iniziative sulla storia sangiovannese, tra cui la pubblicazione del volume “San Giovanni a Piro, Chiese Cappelle e Confraternite”. Un grazie dalla redazione per aver messo a disposizione dei lettori le sue ricerche, ricche di tanti avvenimenti inediti su San Giovanni a Piro e alcuni suoi personaggi di spicco.

L’appassionante articolo sarà pubblicato in tre puntate.

San Giovanni a Piro nel Risorgimento 

Alcuni storici intravedono i prodromi del Risorgimento meridionale nei fatti del 1799 che portarono alla nascita della Repubblica Partenopea. Senza dubbio il passaggio dall’antico regime alla modernità è segnato dalla rivoluzione francese che a noi giunse concretamente con le armate napoleoniche, accolte, come vedremo in seguito, in modo benevolo nel nostro Comune, ma in modo ostile in altri posti, come ad esempio a Camerota e a Maratea.

La discussione, sempre attuale, sull’unità d’Italia va utilizzata anche per chiarire qualche aspetto utile alla conoscenza e alla comprensione del momento risorgimentale. Personalmente sono orientato a sposare le tesi dello storico inglese Derek Beels il quale, in termini precisi, limita il Risorgimento al periodo che va dal 1799 al 1848, periodo che vede una serie di avvenimenti insurrezionali completamente svincolati dalla politica ufficiale, mentre definisce unificazione il periodo successivo, fino al 1861, che vede all’opera la diplomazia degli Stati intenta a progettare, organizzare e dominare gli eventi, relegando le azioni militari a semplici strumenti di politica estera.

In questo mio scritto voglio incastonare il calendario storico 1799-1861, raccontando una serie di avvenimenti e di personaggi che coinvolgono il nostro Comune (o come dicevano i giacobini del ’99) la Comune di S. Giovanni a Piro. Cercherò di farvi conoscere soprattutto fatti e personaggi poco noti, con la speranza di rendere utile e proficuo questo mio modesto saggio.

Le truppe francesi del Gen. Championet entrano in Napoli la sera del 23 gennaio del 1799 dove trovano i circoli giacobini e le logge massoniche già al lavoro per la costituzione del governo repubblicano che avrebbe dovuto mettere mano ad una Costituzione ispirata agli stessi princìpi di quella francese. In quei giorni a Napoli, fra gli attivisti politici, troviamo due personaggi di S. Giovanni a Piro. Il primo è D. Andrea Alleva e l’altro è D. Francesco Bellotti. Cerchiamo di tratteggiare questi due personaggi.

Don Andrea Alleva nasce a S. Giovanni a Piro nel 1783, alla via sotto l’ospizio, attuale via Rosario. Il padre, D. Pasquale Alleva, è medico ed è un ricco possidente, anch’egli di idee liberali. Il giovane Alleva studia a Napoli e all’età di 21 anni diventa prete. Viene subito  assegnato alla Chiesa Collegiata di S. Giovanni Maggiore in Napoli, chiesa notoriamente frequentata da Eoleonora Pimentel Fonseca, grande ispiratrice del giacobimismo napoletano. Ma la sua azione, sia a Napoli che a S. Giov a Piro, si caratterizzerà, non tanto per il ruolo di canonico della Collegiata, ma principalmente per il ruolo di segretario della Grande loggia massonica di S. Giovanni in Gerusalemme, sotto il titolo della “Resurrezione” appartenente al Grande Oriente di Napoli. Don Andrea, come tutti i massoni, è parte attiva negli avvenimenti di quei giorni, ma l’azione restauratrice del Card. Ruffo, pone fine all’esperienza repubblicana dopo appena cinque mesi. Il giacobino sangiovannese viene incarcerato e, nel 1800, viene condannato come reo di stato. Ad Alleva viene comminata la pena del carcere e la confisca dei beni. L’anno successivo, 1801, i Borbone sono costretti dall’Austria a sottoscrivere la pace di Firenze che prevede la concessione dell’amnistia a tutti i repubblicani filo francesi che non si erano macchiati di fatti di sangue. Don Andrea Alleva riacquista la libertà ma non i beni confiscati (che saranno recuperati dal padre dopo molti anni di procedimenti giudiziari) e vive fra Napoli e S. Giovanni a Piro, mai rinunciando al suo attivismo antiborbonico, anche se sotto la continua sorveglianza della polizia. All’età di 45 anni muore, nella casa paterna di via sotto l’ospizio, l’11 di novembre del 1828.

L’altro personaggio è D. Francesco Bellotti.

Anche questo nasce a S. Giovanni a Piro, nel 1770, da una ricca famiglia di proprietari terrieri, studia a Napoli dove frequenta i circoli giacobini e conosce il Duca di Canzano, noto esponente della massoneria e giacobino accanito. D. Francesco Bellotti nella sua formazione politica certamente viene influenzato dal suo amico Duca ma, nel 1794, entrambi vengono arrestati e rinchiusi nel carcere di Sant’Elmo. Dopo qualche tempo vengono liberati ed il Bellotti viene condannato a soggiornare lontano da Napoli e da S. Giov a Piro. Per questo il nostro si trasferisce a Manfredonia dove diventa amministratore unico dei feudi del suo amico Duca di Canzano. Siamo nel momento topico di quella grande stagione illuministica napoletana che vede muoversi nella capitale del Regno personaggi come Mario Pagano, Vincenzo Cuoco, l’Abate Galiani, Genovesi e tanti altri. Nel 1799 Don Francesco Bellotti, come clandestino, insieme a suo nipote D. Pasquale Bellotti, figlio del fratello Giuseppe, prende parte all’organizzazione del Governo Repubblicano. Ma, come abbiamo già detto parlando di D. Andrea Alleva, l’azione del card. Ruffo interrompe quella esperienza ed il nostro D. Francesco viene arrestato e condannato al carcere che eviterà per la pace di Firenze dell’anno successivo. La famiglia Bellotti, però, proprio per queste sue posizioni filo-francesi, subirà gravi angherie da parte delle numerose bande di briganti prezzolate dalla Regina di Napoli Maria Carolina. Proprio nel 1799 la banda dei fratelli ATTOISI di Cetara attacca la casa dei Bellotti a S. Giov a Piro ed estorce l’ingente somma di 11.000 ducati, pari a 200.000 euro attuali. Anche la banda del brigante Capitani di Torraca saccheggia  la casa dei Bellotti nello stesso anno.

I francesi nel 1806 occupano il Regno di Napoli, ed i Bellotti non vengono  risparmiati dalle bande dei briganti filo borbonici che si intestardiscono a punire le simpatie giacobine di questa famiglia. Nell’agosto del 1806 sbarca alla marina di Scario il capo massa Michele Pezza, il famigerato Fra Diavolo, saccheggia la casa dei Bellotti, che nel frattempo sono fuggiti nella campagna, e poi riprende la via del mare lasciando sul lastrico l’intera famiglia. Ma la fedeltà al Re Bonapartista non viene intaccata, tanto che, dopo pochi giorni, il 6 di settembre, i Bellotti ospitano nel loro palazzo di S: Giov a Piro dell’attuale via Roma  il gen. Alfonso La Marque, proveniente dall’assedio di Camerota. Il generale francese resta a S. Giovanni per tre giorni, accolto con grandi onori dal decurionato e dai fratelli massoni della locale loggia della “Filantropia”.  Il 9 di settembre il generale parte con i suoi 1500 uomini alla volta di Sapri, per poi recarsi a Maratea che opponeva una tenace resistenza. Trascorre solo un giorno dalla partenza dei francesi ed ecco sbarcare a Scario il più feroce fra i briganti, il famoso Innecco, il quale raggiunge S. Giovanni a Piro, sequestra D. Giuseppe Bellotti, fratello di D. Francesco, lo conduce nella piazza davanti alla chiesa di S. Pietro Apostolo e lo lega ad una sedia per fucilarlo.  Solo l’intervento del clero, le implorazioni della moglie D.na Grazia De Mayo, ma soprattutto una somma di denaro raccolta fra i parenti, salvano la vita al malcapitato D. Giuseppe Bellotti che morirà dopo poco tempo.              

La famiglia Bellotti resta su posizioni filo francesi fino al Congresso di Vienna del 1815, poi rientra nei ranghi borbonici con il ritorno di Ferdinando I sul trono di Napoli. I continui attacchi dei briganti filo-borbonici molto probabilmente sono la causa principale del cambio di casacca ma, a mio giudizio, è con la morte dei due fratelli D. Francesco e D. Giuseppe, che scompare quello spirito liberale e giacobino che aveva fatto di questa famiglia, insieme a quella Alleva, l’avanguardia dell’ideale risorgimentale nel Comune di S. G. a Piro. 

Continua...

 

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